Avete presente la barzelletta in cui il Papa, in giro per Roma in macchina, decide di guidare lui stesso anziché l'autista e il vigile che lo ferma si chiede stupito chi ci sia seduto dietro se può permettersi d'aver come autista il pontefice?Beh, ecco ieri sera al concerto di Paul McCartney a Milano m'è venuta in mente quando ho visto che fra il pubblico c'era un musicista che di questi tempi (mala tempora currunt) viene definito un grande artista e cioè Noel Gallagher. Questo per dire che la quasi totalità dei musicisti pop e rock che osanniamo oggi è figlia dei Beatles come pure lo siamo un po' tutti noi. Anche coloro che bazzicano poco la musica, anche coloro che non conoscono bene la storia dei Beatles hanno respirato, in un modo o nell'altro, le loro note. Canzoni come Let It Be o Yesterday, giusto per dire quelle che conosce anche mia nonna, non sono famose, sono sottocutanee. Quando partono le note di queste melodie tutte le nostre molecole iniziano a fare festa perché le riconoscono a memoria!
Non solo.
Paul McCartney e John Lennon stanno al novecento come Beethoven sta al romanticismo. Fra trecento anni avremo dimenticato Lady Gaga ma di sicuro riconosceremo ancora le note dei Beatles. Quindi se ci vien da invidiare quelli che il 7 maggio del 1824 assistettero alla prima della nona sinfonia, perché non approfittarne per vedere dal vivo Paul McCartney nel XXI secolo?
Questo lungo preambolo mi serve per farvi calare nel clima col quale io e miei amici ci siamo avvicinati a tale concerto. Questo era lo spirito. Anzi, parafrasando Hegel, possiamo dire di aver visto lo Spirito del Novecento al pianoforte "che lo sormonta e lo domina"!
Ecco la recensione del vostro profe inviato.
L'inizio è perfetto, con una tensione che sale, sale e sale fino ad esplodere sulle note di "
Hello, Goodbye" e, un po' per l'emozione e un po' perché è impossibile resistere, non si può non gridare che "
..you say goodbye and I say Hello". Geniali Beatles, un pensierino da prima elementare che diventa pietra miliare della musica. Poco dopo lo stesso accade con "
All My Loving" ed è uno scambio reciproco di dichiarazioni d'amore che ci si "
senda" fra pubblico e il vecchio Macca. Finisse lì il concerto uno potrebbe anche averne abbastanza per bearsene per il resto della vita. Ma fortunatamente siamo agli solo agli inizi.
C'è una parte di canzoni di Paul col gruppo che mise in piedi anni dopo la fine dei Beatles, i WINGS. Belle canzoni come "
Band On The Run", o come "
Jet", ad esempio, che è un ottimo preludio alla tiratissima Drive My Car di beatlesiana memoria. Ragazzi, di pezzi rock'n'roll così non ne fanno più. C'è tempo pure per un paio fra le canzoni scritte da Paul nell'ultimo decennio, l'ecologista e politica "
Sing The Changes" (la classica canzone da ascoltare la mattina per mettersi di buon umore!) e la divertente "
Dance Tonight" con un batterista notevole (in tutti i sensi) che riesce a suonare ballando!
La cosa incredibile è che, per quanto vada a cercare variazioni alla
scaletta, qualunque canzone dei Beatles decida di suonare è comunque un capolavoro immortale. Chi altro al mondo potrebbe metter, una dietro l'altra,
Eleonor Rigby (suonata come su album!),
Obladì Obladà (cantata a squarciagola da tutti come quando la si "canta" in macchina o con gli amici),
Back In The USSR (altro rock d'alto livello),
I've Got A Feeling (in cui Paul riesce ancora ad arrivare a note rauche e acute come quando aveva ventanni) e una interminabile (ma nel senso che se fosse durata meno sarebbe stato un reato)
Hey Jude.
Ci son musicisti che darebbero un rene per poter avere in repertorio anche un solo brano di questo livello. Lui invece si permette di metterli così, come quando al termine dei fuochi d'artificio si sparano uno dietro l'altro i migliori. C'è tempo pure per
A Day In The Life, forse una delle canzoni più complicate da suonare dal vivo e che sfocia in un liberatorio Give Peace A Chance di John Lennon e Yoko Ono.
A tal proposito non son mancati gli omaggi ai due Beatles scomparsi con la commovente
Here Today (se la ascoltate e leggete il testo e non vi commuovete non siete umani!) e quel piccolo gioiello che ha scritto molti anni fa George Harrison e che ha titolo "
Something".
Poco prima del primo finale c'è tempo per una furibonda "
Live And Let Die" con tanto di fuochi d'artificio e fiammate talmente alte e calde che per un attimo ho pensato che in prima fila si fossero arrostiti! Va bene, sarà anche kitsch come effetto ma è sempre un bel vedere e sentire!
Dopo il primo bis, che corre via sulle note di
Get Back, ecco il secondo bis, quello atteso.
Il quale comincia, appunto, con
Yesterday. Vi confesso che lì ho chiuso gli occhi, ho abbracciato con la mente tutti quelli che eran lì e mi son assaporato quelle note che non si capisce come qualcuno le abbia potute metter assieme in maniera così deliziosa. Se anche esistessero realtà parallele a questa son certo che in ognuna ci sarebbe posto per questa canzone. E la voce di Paul è esattamente quella dell'album. Ma è lì, a trenta metri.
Una tiratissima
Helter Skelter risveglia tutti e ci ricorda che i Beatles hanno anche inventato l'heavy metal e per un attimo sembra d'esser al Gods Of Metal.
Fino a che Paul non si risiede al piano e attacca col
Medley alla fine di Abbey Road. Il che da solo vale tutta la carriera dei Beatles. Golden Slumber ci porta tutti in aria, almeno sei o sette metri sotto i piedi, ci culla e ci prepara per una ninna nanna. Ma laddove stia per intervenire lo spazio onirico ecco che parte il coro "
Boy, You Gonna Carry That Weight For Longtime", e cantarlo tutti assieme ci alleggerisce quel peso. Tutti lo portiamo, portiamo assieme, no?
E infatti dopo lo stacchetto rock di The End che, dopo un veloce assolo di batteria, conclude ricordando a tutti una sacrosanta verità che, nel bene e nel male ognuno sperimenta ogni giorno e che dovremmo tutti tatuarci nel cervello: " And in the end, the love you take, is equal to the love you make".
Signori, lo spirito musicale del novecento ieri era a Milano e ha suonato per quasi tre ore. Ora me le conservo e me le tengo strette fin che campo.
Milano, 27 novembre 2011.