Spero qualcuno di voi abbia appena visto ciò che ho visto io in tv pochi minuti fa.
Alex Schwazer, il marciatore italiano già campione olimpico nella 50 km e che l'altro ieri ha vinto l'argento nella 20 km degli europei, si è ritirato a due terzi del percorso della 50.
E fin qui.
Quello che è stato incredibile ed emozionante è stato sentire la sua analisi e i commenti che lui stesso ha fatto alla troupe della Rai a pochi minuti dal ritiro.
Ha parlato col cuore in mano.
Ha detto che fatica ancora a divertirsi nel marciare, che il suo corpo pare non aver voglia di faticare, di aver difficoltà a trovare i vecchi stimoli e la leggerezza, di essere demoralizzato e di non saper che fare per risollevarsi etc...
Ce la farà. Ne son sicuro. Non foss'altro che ha una dote che io ammiro tantissimo e cioè l'autoironia, che in questi casi aiuta. Ma non è questo il punto.
Il punto è che in quale altro sport si può sentire un Campione parlare così?
Uno che si assume le proprie responsabilità, che non da la colpa ad arbitraggi, a falli inesistenti, a rigori non dati, all'allenatore...
In quale altro sport non s'ha paura di mostrar i propri limiti, senza essere vincenti ad ogni costo?
Questa è una delle cose più belle dell'atletica.
E' uno sport molto introspettivo. Consente gioie immense, perchè quando vinci è tutto merito tuo e te lo sei costruito grazie alla tua volontà, ma ti mette anche davanti alle difficoltà e ti permette di conoscere i tuoi limiti. Scopri di non essere un iron man, scopri talvolta che nella vita non conta sempre vincere a tutti i costi e che la scoperta e l'ammissione di un limite vale più di qualunque altra vittoria.
Ecco perchè ai miei atleti ho sempre spiegato che l'atletica non serve ai risultati ma alla vita.
Si impara a conoscersi, a gestirsi, a limitarsi e sapere quando è il momento di fermarsi.
Per poi ripartire.
Come ha fatto Schwazer.
Il quale forse oggi ha una medaglia in meno ma è di certo un uomo ancora migliore di quel che già è.
Non succede nulla, è la vita.
Grazie Alex.