Fare bene il proprio lavoro è rivoluzionario

Posted: venerdì 18 marzo 2011 | Pubblicato da ilprofe |
E' sempre stato un mio chiodo fisso e continuo a ripetervelo in classe.
Oggi pure Saviano su Wired lo dice anche se meglio di quanto sappia dire io:

«Io credo molto alla possibilità di sognare e disegnare un paese diverso. Ci sono luoghi – un’università, un call center – in cui la speranza di poter cambiare qualcosa è praticamente spenta, ma in altri tempi e paesi le persone hanno dimostrato che ci si può organizzare, si possono trovare in sé talenti e capacità, si può lavorare molto e ottenere un cambiamento. La certezza dell’impossibilità del cambiamento, invece, non solo è frustrante ma genera una reazione quasi di desiderio di distruzione: “È tutto una schifezza”. Questo ti permette di giustificarti anche ai tuoi stessi occhi».

Ora stai di nuovo raccontandomi come mai le cose vanno male. Ma io ti chiedo di nuovo, allora: se anche i tuoi amici si sono dimostrati ostaggi di questo meccanismo, dove sono le possibilità di cambiamento?

«Nel fare bene le cose. Si fa sempre riferimento al talento italiano, alle nostre eccellenze: il chirurgo italiano che poi se ne va in Olanda, il ricercatore che va negli Stati Uniti o in Germania. Però noi abbiamo un patrimonio di talenti che sta qui, sotto i nostri occhi e continua a essere isolato e trascurato. Dove lo vedo? Ovunque e continuamente, e ne sono stupito e orgoglioso ogni volta. [...]

È l’occasione per trovare il valore di te stesso nell’ambizione di poter cambiare le cose, e di farle bene. Di cercare di fare il tuo lavoro nel modo migliore, non solo onestamente. Nel migliore dei modi».

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