Ci sono alcune opere dell'uomo che riescono ad avvicinarsi al più grande sogno umano: l'immortalità. In fondo una delle componenti più profonde dell'arte è che questa, si spera, rimarrà anche dopo che l'autore se ne sarà andato. Sono opere che sembrano sconfiggere il tempo, che prospettivamente lo accorciano grazie al fatto che coprono intervalli secolari o millenari. Pensiamo alle piramidi, sogno appunto di immortalità di un faraone, che han finito col superare più o meno indenni circa quattro millenni. E quando le visitiamo sentiamo il tempo riassunto in un oggetto.
Negli Usa stanno lavorando all'
orologio dei 10.000 anni. Il prototipo c'è, il terreno su cui costruire pure, rimangono alcuni problemi ingegneristici e chissà quando verrà realizzato e quando entrerà in funzione. Non so voi, ma a me vien un senso di vertigine a pensare così su lungo periodo e tutto dipende da un oggetto che è (sarà) oggi qui e che sarà ancora (si spera) tra 10.000 anni. Forse questo è l'unico modo di viaggiare nel tempo.
Poi ci sono opere che, nella frenesia e velocità pazzesche dell'ultimo secolo, avanzano con lentezza, un po' per la maestosità, un po' per i fondi. Opere che vengono iniziate nel XIX secolo e che si concluderanno, forse, nel XXI. Mi riferisco alla
Sagrada Familia, iniziata nel 1882 e non ancora ultimata. Chi l'ha vista dal vivo può testimoniare la sensazione di immensità che si prova.
Tutto questo per dire che oggi quella basilica verrà
consacrata dal papa.
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